Il resto di niente |
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Seguono gli anni dei primi legami sentimentali, poi quelli dell'infelice matrimonio, finito subito dopo la morte del piccolo Francesco, mai dimenticato. Nella condivisione dall'ideologia illuminista, Eleonora riesce a recuperare se stessa e un coraggioso progetto di vita. Nella pratica del giornalismo, come servizio per tutti, e nell'impegno ad educare il popolo afferma la propria scelta politica.
Pagherà il suo personale tributo all'idea della Repubblica, con l' inizio della restaurazione borbonica.
Appare utile tentare una lettura de Il resto di niente a partire da quella breve «Nota dell'autore», cui Striano affida la risposta ad uno dei tanti problemi letterari con cui si è dovuto confrontare. Si tratta di un romanzo storico, ci avverte, se ancora tiene la classificazione dei generi letterari, così come è storico, ovvero calato in un periodo e quindi voce di un'epoca, ogni romanzo, ma nello stesso tempo sperimentale, come ogni nuova prova di scrittura.
Né «biografia», né «vita romanzata», specifica Striano, poiché entrambi i generi non concedono la narrazione degli eventi della Storia mediante «quelle libertà postulate da Aristotele», da Tasso, da Manzoni e da altri grandi, ma implicano, invece, un'univoca interpretazione di date, fatti, avvenimenti.
Striano, dunque, si muove sul doppio binario della ricostruzione storica e della libera invenzione immaginativa, conciliandone gli esiti nella formula che ritiene la più attuale e valida: il romanzo. Le motivazioni di questa scelta vengono chiarite nella già citata intervista per «Uomini e libri», innanzitutto attraverso la sottoscrizione del pensiero di Michail Bachtin, secondo il quale il romanzo è l'unico genere letterario in divenire , tale quindi da riflettere il divenire della realtà in modo profondo, essenziale, sensibile, «dal momento che solo chi diviene può capire il divenire».
Nel romanzo è inoltre possibile l'organizzazione artistica di «pluridiscorsività sociale», «plurilinguismo», «plurivocità individuale»; in un romanzo storico , poi, tutto questo coopera ad un processo di modernizzazione, di azzeramento dei confini del tempo, alla scoperta dell'eterno presente nel passato. Afferma Striano nella stessa intervista:
Aggiungerò che il mio romanzo vuol essere (oltre che memoriale di tempi irrimediabilmente perduti) ricerca delle cause remote del progressivo vanificarsi del ruolo di Napoli, intesa come uno dei luoghi canonici dello spirito e del mondo…ma anche ricerca del lento farsi, dalle ideologie d'epoca (illuminismo, arcadia, romanticismo), di talune convinzioni del nostro tempo che non paiono ultima causa del malessere in cui attualmente vivono e Napoli e l'Europa e il mondo.
Dal confronto con il genere, l'autore ricava strumenti e strategie per la costruzione del suo sistema estetico-narrativo. In Cattiva coscienza. Falsi miti e romanzo su Napoli (1973) [Napoli, Oxiana, 1998], mediante coordinate di sociologia della letteratura e di sociologia urbana, la funzione-romanzo si piega alle urgenze della città, intesa come avvenimento storico, nel cui ambito vengono definiti i ruoli degli uomini. Napoli rivela così i segni, endogeni ed esogeni, della necessità romanzesca: >>>>>>>>